L'origine incerta - Le forme della materia.

“Può mai esistere una scienza delle emozioni?”
Introduzione
Dopo L’impensato, il primo vero contatto.
Il corpo si risveglia, si contorce, si oppone. Il pensiero incontra la materia, e la materia prende voce, si difende, si trasforma.
Questa è la storia di chi prova a ritrovare sé stesso attraversando una moltitudine di contraddizioni. Non per risolversi, ma per continuare a cambiare forma.
Eri giovane. E tutti ti ricordavano che tu eri grande, eri già.
Mi muovo da un sostegno all’altro per capire. Sono ridicolo.
È ridicolo svanire. Sono ridicoli i segni senza attriti.
Il mio posto non lo vedrò per paura di una lotta tra consuetudini.
Una volta pensavo che le parole meritassero riverenza,
come se la loro maestà mantenesse nella miserabilità.
Non davano nulla in cambio.
L’anonimato invade i miei capelli.
Le tue labbra mimano una lingua che non conosco,
non conosco il tuo.

Lascerò
abbandonerò
proietterò.
Io solo tu.
Squartami il petto
prendi ciò che vuoi
sono ciò che vuoi.
Sei bellissima.
Percuotimi
violentami
uccidimi
fammi a brandelli
plasmami
deformami.
Tutte sciocchezze!

In questo immenso deserto,
una torre squarcia il cielo e disciplina il sospiro.
La nostra forza risiede nella nostra voce.
Intenzioni e castighi.
Un’enorme e smisurata perdita di cuore e istinto.
Battermi col corpo
scagliare le fibre contro il destino.
Sporcarmi le mani.
Piangere della morte che incombe su di me,
su di noi,
e reagire con la gioia e la forza del mio controllo
per gestire ogni millimetro della mia carne e del mio spirito.
Affrontare il dolore dello scontro
perché ognuno un domani possa sperare
di sorridere di fronte alla distruzione.
Aspetto l’impeto mentre calcolo.
Il dubbio si maschera da guida
e accompagna nell’incertezza.
Anime strisciano sotto i piedi.
Squilibrio senza fine né inizio.
Non c’è luogo comune nel quale trovare dimora.
Non c’è comune luogo nel quale trovare aromid.
C’è l’indecifrabile consolazione
di infinite, terribili magie.
Cause ed effetti.
Pensieri e verdetti.
Atrocità della vita.
Che tutto ciò sia così perfetto da risultare inspiegabile
può solo rallegrarci
da una pena invisibile.

Nuoto in un liquido che dovrebbe sostenere la mia esistenza.
Sì, la sostiene,
al prezzo della sua intossicazione.
Nuoto in uno spazio rifrangente uno spazio,
ma non appena mi libero dei riflessi
trovo confini e barriere invisibili.
Mi suscitano l’impressione di una forma.
Il respiro è impercettibile
o il soffocamento è una sottile agonia!
In questo gioco, le mie feci mi rimbalzano addosso,
come una colpa e un ammonimento.
Ogni giorno, questo liquido fantastico
mi getta nell’illusione.
E allora il pericolo può venire da dentro,
da una ricerca forse scaduta,
senz’altro ambigua per il suo fine,
per i suoi mezzi.
Devo moltiplicare la mia interiorità,
l’esteriorità,
i viaggi
e le scoperte;
il liquido devo moltiplicarlo
fino a dissolverlo
nella Legge dell’Incertezza.
Trovarmi disperso ovunque,
essendo qui,
uno e unico,
ma non soltanto.